Tommaso è un uomo di 53 anni, nato e cresciuto a Catania, in una famiglia media, dedita al lavoro onesto. Fino all’età di 19 anni ha lavorato come falegname, seguendo l’esempio del padre, ma pian piano le piccole “marachelle” che insieme agli amici faceva da adolescente, iniziarono a diventare reati, reati così pesanti da creargli una vera e propria doppia vita: di giorno continuava ad esser presente in famiglia e a lavoro, di sera indossava una nuova identità. Le sue frequentazioni poco raccomandabili fecero sì che entrasse in una vera e propria associazione, un baratro sempre più oscuro dove, inizialmente, non avrebbe mai pensato di poter arrivare.

Aveva poco più di vent’anni quando fu arrestato, mentre la famiglia non riusciva a capacitarsi come fosse possibile che si fosse macchiato di reati così gravi.

Tommaso è entrato in galera giovanissimo, e ne è uscito dopo circa trent’anni. In tutti questi anni la sua famiglia, compresa la moglie, da cui aveva avuto una bambina, pur non approvando ciò che aveva fatto, ha cercato di stargli vicino.

Tommaso sa, oggi, che le sue scelte errate, fatte nel segreto e tra i vicoli bui, hanno avuto ripercussioni terribili su tutta la sua famiglia, a cui è mancato un padre, un figlio, un fratello, un marito; e sa quanto queste scelte abbiano fatto del male a tante persone, vittime dell’uomo che era diventato. Fino al 2017 il suo percorso è stato quello di qualsiasi altro detenuto: un percorso fatto di rabbia, senso di colpa, lacrime nascoste, un percorso atto a crearsi un’identità adatta al regime carcerario, dove non ti puoi fidare di nessuno e devi mostrarti duro e forte. Poi, nel 2016, sua moglie Grazia si è convertita: ha sperimentato l’amore di Dio e vissuto il cristianesimo, nonostante il dolore dovuto alla perdita del figlio che aveva avuto prima di conoscere Tommaso, morto a causa in un incidente stradale.

L’amore che Grazia aveva sperimentato si è riversato su Tommaso, prima attraverso lei, poi con l’apostolo Enzo Incontro, di Missione Paradiso, che andava a trovarlo tutte le settimane. La diffidenza iniziale e la paura per la conversione della moglie e per il nuovo gruppo che frequentava si sono disgregate dopo qualche mese: Tommaso, pian piano, ha abbattuto le barriere che in tutti quegli anni aveva eretto intorno al suo cuore, per difendersi da un mondo di cui era stato vittima e carnefice al tempo stesso. L’apostolo seppe conquistarlo, trasmettendogli un amore puro, che aveva ricevuto in primis e che adesso gli donava: Tommaso, che non si fidava di nessuno, capì che di lui poteva finalmente fidarsi.

Poco dopo aver deciso di diventare un uomo nuovo e di accettare pienamente quel messaggio d’amore che lo investiva ogni volta che leggeva la Parola di Dio, fu però trasferito a Livorno.

Tommaso racconta che la vita in carcere era diventata dura dopo la sua conversione, a causa del comportamento degli altri detenuti che lo schernivano e non capivano cosa gli stesse accadendo, ma a Livorno, in una situazione apparentemente brutta, lontano dalla famiglia e da chi gli aveva parlato per la prima volta di Dio, c’era qualcosa di più grande preparato per lui.

Con le visite mensili dell’apostolo e quelle del pastore Ivan, che era lì e poteva stargli vicino, si formò pian piano un vero e proprio gruppo di carcerati desiderosi di capire il messaggio di Cristo, di metterlo in pratica e di cambiare veramente e profondamente. Ad oggi ci sono più di venti uomini convertiti dentro il carcere di Livorno, che pregano, leggono la Bibbia e sono attivamente coinvolti nel progetto di cui Tommaso, insieme a tutto il gruppo del carcere di Livorno e a Missione Paradiso, è stato pioniere: tutto è partito dall’idea di un altro detenuto, Silvio B, di riciclare le bombolette per scaldare le vivande presenti in cella, poi a ciò si è aggiunto il riciclo della plastica, da rendere un truciolo da vendere alle aziende, infine l’idea di creare del pangrattato con il pane che arriva e non viene utilizzato in carcere. Con una parte del ricavato di questi progetti, chi ha veramente intenzione di essere un uomo nuovo, con una nuova vita, dopo aver scontato la pena, potrà essere aiutato, mentre un’altra parte è destinata alle famiglie vittime della mafia.

Oggi Tommaso è attivamente coinvolto nel servizio in chiesa, lavora, cerca di dare una mano anche a distanza affinchè il progetto continui a prosperare, e con la sua testimonianza è esempio concreto di come per Dio nulla sia impossibile e qualsiasi vita può cambiare e esser riscattata.

Ci sono stati tempi difficili, dove un po’ vacillavo, perchè ho scontato praticamente tutta la pena e gli anni in carcere sono stati lunghi e duri. Oggi so che Dio, in quella cella, mi stava lavorando e cambiando. Dio è stato Colui che in mezzo a quelle circostanze mi ha permesso di cambiare, aver pace e mi ha dato l’onore di servirlo portando ad altri lì dentro la Sua Parola e facendo parte di un progetto meraviglioso come “Il pane della vita”. Il mio desiderio? Che la mia storia possa aiutare qualcuno, prima che inizi lo stesso buio percorso che ho intrapreso io, e che possa direttamente arrivare alla luce che mi ha salvato” (Tommaso L.)